lunedì 27 luglio 2009

passaggi e ritorni

passaggi e ritorni


non è possibile

sapere una fine

un punto di arrivo

l’approdo


un bersaglio mobile

vagheggia come sempre

per linee di scissione


linee che

sono confini dell’oltre


un’oltre

dov’io

è stato per anni

chimere

lacrime

azione

utopia


un’oltre dove

chi passeggiava

al di là della cortina

poteva comprare scarpe di vernice e

lasciare gli zoccoli al nocciolo


ma arriverai

arriverai anche tu

pensando ai giorni davanti


non avrai certo le seti del ieri o

un freddo che ti attanaglia


lascerai alle tue spalle

un meccanico

perfetto

funzionale

mondo morto


Giordan


tratto da: aspettando il ieri



giovedì 23 luglio 2009

Biancospino dell’Est

perché un biancospino nuota in aria?

danza?

gioca tra i confini di un giallo contrasto mite?

cosa sana la sua gioia

in questo mondo orfano?

sono i baci confusi dei fiori tra la colza ebbra?

I ciuffi dei cosacchi al vento?

o che altro?

forse

semplicemente

gode di marzo

con api temerarie e

donne

bionde leggiadre e alte

in lui rifugiano da occhi indiscreti

con gli amanti


Giordan


tratto da: aspettando il ieri

lunedì 20 luglio 2009

primavera a Babòt


primavera a Babòt

la primavera dura un giorno da un giorno

ha dato la vita al falco

steppa e acquitrini

sono sfondi che non temono fine


apro all’attesa

aspro

sorprendo il mio spirito

confuso da un’ insolita pazienza

osservo

gli occhi tuoi

attraverso la staccionata


la in fondo

cavalli al galoppo corrono

liberi

da corde e da selle inglesi


vai

io starò fermo ad attenderti

con il thè alla menta che

ami tanto


se affino la mira

oltrepasso la foschia e

salto

alla fine del mio raggiunto


Giordan



mercoledì 8 luglio 2009

il pane dei saggi


il pane dei saggi


mentre i tuoi riflessi

infrangono la volta e la selva

adagio le parole nel ceppo


con la scure

le affronto

per farne dono ai mietitori


toglierò loro la fame

scioglierò

la brina sulla cima dei frutteti

infucherò

i rovi

del meschino distinguere






Giordan






domenica 5 luglio 2009

4 luglio 2009

inespressivi

uguali e freddi

eppure

credo pensino

respirino

credo possano

spezzare

l’aria tesa della distanza



non siamo venuti qui da lontano per odiare

per dividere o

cancellare



un'aria fredda


adesso

un’aria fredda separa

con un alito di fumo

il corpo mio

da un appannato fiume


sovrasto statico

ogni passaggio


tronchi portanti acerbi figli al mare

demoliscono muri

dipinti di grida

di speranze


Giordan



giovedì 2 luglio 2009

conflitti e violenza nel XXI secolo

Conflitti e violenza nel XXI secolo

A volte mi chiedo:

ma gli americani nella vita, l’unica cosa che sanno fare sono le guerre?

E poi:

come hanno fatto ad imparare così bene l’arroganza, la strategia malvagia e la tecnica repressiva anche gli israeliani?

Ora qui, c’è il rischio di compiere il solito errore di interpretazione che, in realtà, è la discorsiva tecnica per sminuire i fuori dal coro. La solita banale tecnica, attraverso la quale, si punta alla ghettizzazione del pensiero, ubicandolo nell’odio razziale. Tutto questo, solo per il fatto che coloro ad essere giudicati, in qualche modo, anche se a mio avviso ormai superato ed ingiustificato, rappresentano il potere mondiale.

C’è una sorta di bieco “lecchismo” che va oltre i comuni interessi di ordine economico, per lo meno nel nostro paese. Siamo stati già noti, durante il regime fascista per questa italiota tendenza: una sorta di accettazione opportunista di un sistema arrogante purchè questo non leda gli interessi prettamente personali: (meglio stare con i cattivi, gli altri vengono dopo al me stesso).

Ora, la condizione di osservatori passivi spetta un po’ a tutta l’Europa. Doveroso però riconoscere, che in alcune “nazioni” del vecchio continente, la stampa qualcosa mormora: anche nella stessa America o nella terra di Israele si parla e si scrive con spirito critico, da noi invece il giornalismo sa distinguersi sempre per profonda nullità e dipendenza diretta dai finanziatori. Un esempio pratico? Hanno fatto più informazione libera attendibile e indipendente sul terremoto abruzzese e sull’incidente ferroviario di Viareggio, i blogger, che la stampa al soldo del “Re Sole”. Mentre in rete giravano informazioni quasi in diretta riprese da telefonini o video camere con scambio di messaggi, opinioni e proposte di aiuto da parte di volontari, la stampa ufficiale girava con i microfoni tra gli sventurati, a chiedere come si sentivano solo per accattivare il servizio, cercando di spillare qualche vocabolo drammatico alle persone coinvolte, allo scopo di ottimizzare l’audit, e per avere un miglior risultato di ascolti, registrato dal grande contatore della scemenza. Li ricordate quando svegliavano i poveri terremotati senza casa che dormivano in macchina battendo sui vetri e chiedevano loro: “come si sente? Le fa male la schiena dormire in macchina? Ha freddo? A fame? Cosa desidera ora? Oppure quando sono andati a filmare i due giovani sposi, rovinando un già precario, ma coraggioso matrimonio fatto per sfidare la sorte, nel giorno previsto(un abbraccio agli sposi, hanno tutta la mia stima).

La divagazione era necessaria perché ahimè, molti mali incurabili del nostro paese e del mondo, sono dovuti ad una sorta di oscurantismo mediatico. Altri esempi sono le rivolte in Iran e il colpo di stato in Honduras. Entrambe cose gravissime, ma mozzate da un’informazione obbligatoria e di circostanza, che ha omesso le notizie scomode (quando Fidel Castro a Cuba ha reagito a Batista ed ha vinto la rivoluzione, l’America non ha esitato un’ora ad applicare l’Embargo, il democratico paese americano oggi, sta invece valutando uno sperabile ravvedimento del nuovo dittatore honduregno, valutando poi il da farsi). Che strano: quando c’è una rivolta di sinistra sono rapidissimi ad agire quando invece la rivolta è di destra , osservano molto per capire se in fondo in fondo c’è uno spiraglio di democrazia nell’ascesa dei nuovi dittatori. Anche qui qualcuno potrebbe dire: storie diverse, tempi diversi, presidenti americani diversi, ecc ecc. Errore! La politica estera americana, non è mutata negli ultimi 68 anni forse, è leggermente peggiorata.

Tornando a piombo sulla questione iniziale, vorrei mettere in evidenza, che la scorsa notte il democratico esercito degli Stati Uniti d’America, ha iniziato la “messa in sicurezza” dell’intera Valle dell'Helmand in Afghanistan. Un’offensiva valutata il maggior assalto marines dopo il Vietnam.

Un’operazione immensa, che vede impiegati quasi 4.000 militari Usa e circa 650 soldati e agenti di polizia afghani. L'operazione naturalmente, come tutte le operazioni che si rispettino,ha un nome in codice "Khanjar" (colpo di spada). Sempre più tecnici, più terribili e immediati questi democratici. E tutto ciò, per combattere contro una delle organizzazioni terroristiche più temibili al mondo: i Talebani. Un organizzazione che, per chi non gode di memoria corta, dovrebbe connotarla come una sorta di “mano del pentagono”. Quando in Afghanistan c’erano i russi, ingiustamente, i Talebani erano armati e addestrati dagli americani nonché, aiutati economicamente. Questo fa pensare, che forse, sono leggermente diversi gli obiettivi e vanno ben oltre, la semplice “esportazione della democrazia” (la democrazia è una forma di politica, che prevede il dialogo tra le persone e non i conflitti forse bisogna spiegarlo agli americani: credo non lo sappiano). Anche qui, si potrebbero scaricare montagne di interpretazioni pronte a demolire il pensiero descritto ma fanno parte del solito banale coretto che non credo meriti ancora ascolto. Sicuramente, i Talebani sono un problema per il loro popolo, ma ci dovremmo chiedere come mai hanno così prosperato e sono diventati così forti, pur non avendo nulla da contraccambiare per acquistare armi, se non droga, che mi sembra un prodotto consumato in tutti i paesi economicamente stabili.

Ulteriore argomento drammatico degno di considerazione, è il rapporto di Amnesty International che analizza le condizioni del popolo palestinese. Per onore di trasparenza allego il rapporto:


Israele e Territori Palestinesi Occupati

Stato di Israele

Capo di Stato: Shimon Peres
Capo del governo: Ehud Olmert
Pena di morte: abolizionista per i reati ordinari
Popolazione: 7 milioni (Israele); 4,1 milioni (Territori Palestinesi Occupati - TPO)
Speranza di vita: 80,3 anni (Israele); 72,9 anni (TPO)
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 6/5‰ (Israele); 22/17‰ (TPO)
Alfabetizzazione adulti: 97,1% (Israele); 92,4% (TPO)

Le forze israeliane hanno lanciato un'offensiva militare di una portata senza precedenti - dal nome in codice "Operazione piombo fuso" il 27 dicembre nella Striscia di Gaza, uccidendo molti civili e distruggendo abitazioni e altre proprietà civili. Fino ad allora, l'anno era stato segnato da una forte impennata di uccisioni di civili e altri soggetti da parte sia delle forze israeliane sia dei gruppi armati palestinesi in Israele e Territori Palestinesi Occupati (TPO) prima del raggiungimento di un accordo per il cessate il fuoco nel mese di giugno (cfr. Autorità Palestinese). Tra i 425 palestinesi uccisi nella prima metà dell'anno, vi erano anche circa 70 bambini. Oltre alla distruzione su vasta scala di abitazioni e proprietà nella Striscia di Gaza, le forze israeliane hanno distrutto anche decine di abitazioni palestinesi in Cisgiordania, e nei villaggi beduini del sud di Israele. Per tutto l'anno l'esercito israeliano ha mantenuto rigide restrizioni di movimento per i palestinesi nei TPO, compreso un blocco nella Striscia di Gaza, che ha provocato un livello di crisi umanitaria senza precedenti e ha di fatto reso prigioniera l'intera popolazione di 1,5 milioni di abitanti della Striscia di Gaza. Questa situazione è risultata ulteriormente esacerbata dall'offensiva israeliana lanciata il 27 dicembre. A centinaia di pazienti in condizioni mediche critiche che necessitavano di cure non disponibili negli ospedali locali è stato negato il passaggio per uscire da Gaza; diversi sono morti. Centinaia di studenti non hanno potuto spostarsi per raggiungere le università all'estero perché non autorizzati a lasciare Gaza, dove molti indirizzi di studio non sono disponibili. La maggior parte degli abitanti di Gaza sono dipesi dagli aiuti internazionali, ma il blocco imposto da Israele ha ostacolato la capacità delle agenzie delle Nazioni Unite di fornire assistenza e servizi. In Cisgiordania il movimento dei palestinesi è stato fortemente limitato da circa 600 posti di blocco e barriere israeliane, e dal muro/recinzione di 700 km che l'esercito israeliano continua a costruire principalmente all'interno della Cisgiordania. L'espansione degli insediamenti israeliani illegali sui terreni confiscati ai palestinesi è aumentata a un livello mai visto dal 2001. I soldati e i coloni israeliani che si erano resi responsabili di gravi abusi nei confronti dei palestinesi, comprese uccisioni illegali, aggressioni e attacchi a proprietà, nella maggior parte dei casi hanno goduto dell'impunità. Centinaia di palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane; le segnalazioni di tortura e altri maltrattamenti sono risultate frequenti, ma le indagini su questi episodi sono state rare. Circa 8.000 palestinesi continuavano a essere detenuti nelle carceri israeliane, molti in seguito a processi militari iniqui.

Contesto

Il primo ministro Ehud Olmert si è dimesso a settembre in seguito a un'indagine della polizia su un suo presunto coinvolgimento in un caso di corruzione e frode, ma è rimasto in carica in attesa delle elezioni legislative fissate per febbraio 2009. Sono proseguiti i colloqui di pace tra il governo israeliano e l'Autorità Palestinese (AP), ma a fine anno non erano stati raggiunti né l'accordo di pace per il quale il presidente degli Stati Uniti George W. Bush aveva avviato una mediazione prima della fine dell'anno, né altri progressi significativi. Al contrario, a fine anno la Striscia di Gaza si trovava sotto un bombardamento senza precedenti via terra, mare e aria da parte delle forze israeliane. In aggiunta a ciò, le autorità israeliane non hanno tenuto fede agli impegni assunti per allentare le restrizioni di movimento imposte ai palestinesi nei TPO e per rimuovere gli insediamenti israeliani illegali costruirti negli ultimi anni. Un cessate il fuoco concordato a giugno tra Israele e i gruppi armati palestinesi nella Striscia di Gaza ha resistito per quattro mesi e mezzo, ma si è interrotto dopo che le forze israeliane hanno ucciso sei militanti palestinesi nel corso di attacchi aerei e di altro tipo il 4 novembre.

Crisi umanitaria alimentata dal blocco di Gaza e da altre restrizioni

Il blocco continuo della Striscia di Gaza ha esacerbato una già spaventosa situazione umanitaria, con problemi di ordine sanitario e fognario, povertà e malnutrizione per i suoi 1,5 milioni di abitanti. L'offensiva militare israeliana lanciata alla fine di dicembre ha portato le condizioni sull'orlo della catastrofe umanitaria. Anche prima di allora, l'economia locale risultava paralizzata dalla mancanza di prodotti di importazione e dal divieto di esportare. La carenza di disponibilità dei beni di prima necessità ha alimentato l'aumento dei prezzi, rendendo circa l'80% della popolazione dipendente dagli aiuti internazionali. Le Nazioni Unite e altre organizzazioni di aiuti e di assistenza umanitaria si sono confrontate con ulteriori restrizioni che hanno ostacolato la loro capacità di fornire assistenza e servizi alla popolazione di Gaza e ne hanno accresciuto i costi operativi. I progetti di ricostruzione delle Nazioni Unite per fornire alloggi alle famiglie le cui abitazioni erano state distrutte dall'esercito israeliano negli anni precedenti sono stati sospesi a causa della mancanza di materiali da costruzione. Pazienti in condizioni gravi che necessitavano di cure mediche non disponibili a Gaza e centinaia di studenti e lavoratori che desideravano studiare o viaggiare per lavoro all'estero sono rimasti intrappolati a Gaza a causa del blocco; un numero relativamente esiguo ha potuto lasciare la zona su autorizzazione delle autorità israeliane. Diversi pazienti cui era stato negato il passaggio al di fuori di Gaza sono in seguito deceduti.

*Mohammed Abu 'Amro, un paziente malato di cancro di 58 anni, è morto a ottobre. Egli aveva cercato di ottenere il permesso per lasciare Gaza sin da marzo. Il permesso gli era stato negato per non ben specificati «motivi di sicurezza» ma era stato alla fine concesso una settimana dopo la sua morte.

*Karima Abu Dalal, una 34enne madre di cinque figli affetta dal linfoma di Hodgkin, è morta a novembre per mancanza di cure. Le autorità israeliane le avevano ripetutamente negato il permesso di viaggio per raggiungere l'ospedale di Nablus, in Cisgiordania, sin dal novembre 2007.

In Cisgiordania, circa 600 posti di blocco militari e barriere israeliane hanno limitato il movimento dei palestinesi, ostacolato il loro accesso ai posti di lavoro, di istruzione e alle strutture sanitarie e ad altri servizi. L'esercito israeliano ha continuato la costruzione del muro/recinzione di 700 km, per lo più all'interno del territorio della Cisgiordania. Questo ha separato decine di migliaia di contadini palestinesi dalle loro terre; essi hanno dovuto obbligatoriamente ottenere permessi per poter accedere ai loro terreni ma questi sono stati frequentemente loro negati.

Ai palestinesi è stato inoltre negato l'accesso ad ampie zone della Cisgiordania vicine agli insediamenti israeliani stabiliti e mantenuti in violazione del diritto internazionale, ed è stato loro impedito di accedere, se non in maniera strettamente limitata, alla rete di 300 km di strade utilizzate dai coloni israeliani.

*A febbraio, Fawziyah al-Dark, di 66 anni, ha visto negato il permesso di attraversare un posto di blocco militare israeliano per accedere all'ospedale di Tulkarem in seguito a un attacco di cuore. La donna è morta poco dopo.

*A settembre, soldati israeliani si sono rifiutati di permettere a Naheel Abu Rideh di attraversare il posto di blocco di Huwara e raggiungere l'ospedale di Nablus sebbene fosse in pieno travaglio. La donna ha partorito nell'auto del marito al posto di blocco; il suo bambino è poi deceduto.

Uccisione di civili palestinesi inermi

Circa 450 palestinesi sono rimasti uccisi e migliaia di altri feriti nel corso di raid aerei israeliani e in altri attacchi, la maggior parte dei quali sono stati condotti nella prima parte dell'anno nella Striscia di Gaza. Circa la metà degli uccisi erano civili, compresi circa 70 bambini. Il resto erano membri di gruppi armati uccisi in scontri armati o in raid aerei mirati. Altre centinaia di civili palestinesi sono rimasti uccisi e feriti negli ultimi cinque giorni dell'anno durante l'offensiva militare israeliana, alcuni in seguito ad attacchi diretti contro civili o edifici civili, altri in attacchi indiscriminati e sproporzionati.

Molte uccisioni di civili palestinesi durante la prima metà dell'anno e nel corso dell'offensiva militare di dicembre sono avvenute in risposta ai lanci di razzi e di mortaio da parte di gruppi armati palestinesi dalla Striscia di Gaza contro le vicine città e villaggi israeliani e contro le postazioni dell'esercito israeliano lungo il perimetro della Striscia di Gaza. Sei civili israeliani e diversi soldati sono rimasti uccisi in questi attacchi e altri 14 civili israeliani, tra cui quattro diciassettenni, sono stati uccisi in sparatorie e in altri attacchi per mano di palestinesi a Gerusalemme e in altre località del Paese.

*Nel corso di un'incursione militare di quattro giorni nella Striscia di Gaza alla fine di febbraio le forze israeliane hanno ucciso più di 100 palestinesi, circa metà dei quali erano civili estranei al combattimento, compresi 25 bambini. Tra le vittime vi era la sedicenne Jackline Abu Shbak e suo fratello di 15 anni, Iyad. I due sono stati entrambi uccisi da un unico proiettile esploso alla testa davanti alla loro madre e ai fratelli più piccoli, nella loro abitazione a nord della Città di Gaza il 29 febbraio. I colpi sono stati sparati da una casa che era stata occupata da soldati israeliani proprio di fronte all'abitazione dei ragazzi.

*Il 16 aprile le forze israeliane hanno ucciso 15 civili palestinesi, tra cui 10 bambini di età compresa tra 13 e 17 anni e un giornalista, in tre attacchi separati, in cui sono rimasti feriti decine di altri civili, nella zona di Jouhr al-Dik, nel sud-est della Striscia di Gaza. Dapprima, il fuoco del carro armato israeliano aveva ucciso sei bambini, 'Abdullah Maher Abu Khalil, Tareq Farid Abu Taqiyah, Islam Hussam al-'Issawi, Talha Hani Abu 'Ali, Bayan Sameer al-Khaldi e Mohammed al-'Assar. Poi, soldati israeliani da un carro armato hanno sparato granate flechette contro Fadel Shana', un cameraman della Reuters, uccidendolo, mentre stava riprendendo il veicolo militare. Un'altra granata sparata subito dopo ha ucciso altri due bambini, Ahmad 'Aref Frajallah e Ghassan Khaled Abu 'Ateiwi, ferendone altri cinque. Due di loro, Ahmad 'Abd al-Majid al-Najjar e Bilal Sa'id 'Ali al-Dhini, sono morti tre giorni dopo.

Sistema di giustizia militare

***Detenzioni

Centinaia di palestinesi, tra cui decine di minorenni, sono stati detenuti dalle forze israeliane nei TPO e molti sono stati trattenuti in incommunicado per periodi prolungati. La maggior parte sono stati rilasciati senza accusa, ma centinaia sono stati incriminati di reati inerenti la sicurezza davanti a corti miliari, le cui procedure spesso non hanno rispettato gli standard internazionali sull'equo processo. Circa 8.000 palestinesi arrestati nel corso del 2008 o in anni precedenti a fine anno erano ancora incarcerati. Tra questi vi erano circa 300 bambini e 550 persone trattenute senza accusa né processo ai sensi di ordinanze amministrative militari di detenzione, compresi alcuni trattenuti anche da sei anni.

*Salwa Salah e Sara Siureh, due ragazze di 16 anni, sono state arrestate di notte nelle loro abitazioni a giugno e a fine anno si trovavano ancora in detenzione amministrativa.

*Mohammed Khawajah, di 12 anni, è stato arrestato da soldati israeliani nella sua abitazione del villaggio di Ni'lin alle 3 del mattino dell'11 settembre. Egli è stato picchiato e detenuto assieme ad adulti in un campo di detenzione dell'esercito fino al 15 settembre, quando è stato rilasciato su cauzione. È stato accusato di aver gettato pietre contro soldati e deferito a una corte militare per essere processato.

*Decine di membri di Hamas facenti parte del Parlamento palestinese e ministri dell'ex governo dell'AP a guida Hamas sono rimasti detenuti senza processo, anche per due anni dopo il loro arresto. Le autorità israeliane li hanno trattenuti apparentemente per esercitare pressioni su Hamas affinché rilasciasse un soldato israeliano trattenuto nella Striscia di Gaza dall'ala armata di Hamas dal 2006.

Quasi tutti i detenuti palestinesi sono stati trattenuti in carceri di Israele in violazione del diritto internazionale umanitario, che vieta il trasferimento di detenuti in territorio della potenza occupante. Ciò ha reso difficile se non impossibile di fatto per i detenuti ricevere le visite dei familiari.

***Visite familiari negate

Circa 900 prigionieri palestinesi della Striscia di Gaza hanno visto negate le visite dei loro familiari per il secondo anno consecutivo. Molti parenti di detenuti palestinesi della Cisgiordania hanno anch'essi visto negato il permesso di visitare i loro congiunti per non meglio specificate ragioni di "sicurezza". Molti genitori, coniugi e figli di detenuti non potevano visitare i loro familiari detenuti da oltre cinque anni. Nessun prigioniero israeliano è stato sottoposto a questo tipo di restrizioni.

***Rilasci di prigionieri

A luglio, le autorità israeliane hanno rilasciato cinque prigionieri libanesi, uno dei quali si trovava trattenuto dal 1979 e quattro catturati nel corso della guerra del 2006. Le autorità hanno inoltre restituito i corpi di altri 199 libanesi e palestinesi uccisi dalle forze israeliane in anni precedenti in cambio dei cadaveri dei due soldati israeliani uccisi da Hezbollah nel luglio 2006. Ad agosto e dicembre, le autorità israeliane hanno rilasciato circa 430 detenuti palestinesi, in ciò che hanno descritto come un segno di buona volontà verso il presidente dell'AP Mahmoud Abbas.

Tortura e altri maltrattamenti

Sono aumentate le segnalazioni di tortura e altri maltrattamenti da parte del Servizio generale di sicurezza israeliano (GSS), in special modo durante gli interrogatori di palestinesi sospettati di pianificare o di essere coinvolti in attacchi armati. Tra i metodi citati figurano l'essere legati in posizioni forzate dolorose, privazione del sonno e minacce all'incolumità dei familiari dei detenuti. Percosse e altri maltrattamenti di detenuti sono risultati comuni durante e nei momenti successivi all'arresto e nel corso di trasferimenti tra un luogo e l'altro.

Aumento di violenza da parte dei coloni

Nell'ultimo trimestre dell'anno sono aumentati in modo significativo gli attacchi violenti da parte di coloni israeliani nei confronti di palestinesi e delle loro proprietà in tutta la Cisgiordania, specialmente durante il periodo della raccolta delle olive e quando l'esercito ha tentato di evacuare una casa che era stata occupata da coloni a Hebron. I coloni che hanno condotto gli attacchi spesso erano armati. A Hebron, nel mese di dicembre, un colono ha sparato a due palestinesi, ferendoli.

Impunità

Raramente giudici militari hanno ordinato indagini su accuse di tortura e altri maltrattamenti avanzate da imputati palestinesi durante i processi a loro carico davanti a corti militari, e non sono noti procedimenti giudiziari nei confronti di ufficiali del GSS per aver torturato palestinesi. A ottobre, due associazioni per i diritti umani israeliane hanno sporto denuncia presso un tribunale richiedendo al ministero della Giustizia di rendere note informazioni riguardo alla sua gestione delle querele per tortura e altri maltrattamenti avanzate da detenuti palestinesi nei confronti di ufficiali del GSS.

L'impunità è rimasta la norma per i soldati e i membri delle forze di sicurezza israeliani e per i coloni israeliani che commettono gravi violazioni dei diritti umani ai danni dei palestinesi, comprese uccisioni illegali, aggressioni fisiche e attacchi alle loro proprietà. Poche indagini sono state condotte in questo tipo di abusi e la maggior parte sono state chiuse per «mancanza di prove». I procedimenti giudiziari sono stati rari e solitamente limitati a casi resi pubblici da organizzazioni per i diritti umani e dai media; in questi casi, i soldati accusati dell'uccisione illegale di palestinesi sono stati incriminati di omicidio colposo, e non di omicidio volontario, mentre soldati e coloni giudicati colpevoli di abusi nei confronti di palestinesi hanno generalmente ricevuto sentenze relativamente lievi.

*Un soldato che aveva sparato a un manifestante palestinese a un piede mentre quest'ultimo era bendato, ammanettato e trattenuto dal comandante del soldato nel mese di luglio è stato accusato del reato minore di "condotta impropria". A settembre, il procuratore capo dell'esercito ha rigettato una raccomandazione dell'Alta Corte che chiedeva la formulazione di accuse più gravi.

Sgomberi forzati, distruzione di abitazioni palestinesi ed espansione di insediamenti israeliani illegali

Le forze israeliane hanno distrutto molte abitazioni palestinesi così come fabbriche e altri edifici civili a Gaza nei primi cinque giorni dell'offensiva militare lanciata il 27 dicembre, radendo al suolo interi quartieri. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, le forze israeliane hanno demolito decine di abitazioni palestinesi, sfrattando con la forza le famiglie e lasciando centinaia di persone senzatetto. Le abitazioni prese di mira erano prive di permessi edilizi, sistematicamente negati ai palestinesi. Contemporaneamente, le autorità israeliane hanno rapidamente accresciuto l'espansione degli insediamenti israeliani su terreni palestinesi confiscati illegalmente, in violazione del diritto internazionale.

*A febbraio e marzo le forze israeliane hanno distrutto diverse abitazioni e rifugi di animali a Hadidiya, un piccolo villaggio nella zona della Valle del Giordano in Cisgiordania. Circa 65 membri delle famiglie Bisharat e Bani Odeh, 45 dei quali minorenni, sono rimasti senzatetto.

*A marzo, soldati israeliani hanno demolito le abitazioni di diverse famiglie nei villaggi delle Colline meridionali di Hebron: Qawawis, Imneizil, al-Dairat e Umm Lasafa. La maggior parte dei senzatetto erano bambini. Tra quanti hanno perso la propria abitazione vi erano tre fratelli, Yasser, Jihad Mohammed e Isma'il al-'Adra, le loro mogli e i loro 14 figli.

*Nel vicino villaggio di Umm al-Khair, a ottobre le forze israeliane hanno distrutto le abitazioni di 45 membri della famiglia al-Hathaleen, in maggioranza bambini.

Rifugiati, richiedenti asilo e migranti

Ad agosto, l'esercito israeliano ha rimpatriato con la forza decine di rifugiati, richiedenti asilo e migranti in Egitto senza consentire loro la possibilità di impugnare la decisione e nonostante il rischio che li esponeva a gravi violazioni dei diritti umani in Egitto o nei rispettivi Paesi di origine, tra cui Eritrea, Somalia e Sudan.

Prigionieri di coscienza - obiettori di coscienza israeliani

Nella seconda metà dell'anno si è avuto un aumento significativo del numero di obiettori di coscienza israeliani incarcerati per essersi rifiutati di prestare servizio nell'esercito israeliano a causa della loro opposizione all'occupazione israeliana dei Territori Palestinesi. Almeno sette adolescenti sono stati ripetutamente incarcerati per brevi periodi. A fine anno almeno due erano ancora detenuti. La maggior parte degli altri sono stati alla fine classificati come «inabili al servizio» ed esentati.

Missioni e rapporti di Amnesty International

Delegazioni di Amnesty International hanno visitato Israele e i TPO da febbraio a maggio.


Israel/Occupied Palestinian Territories: Punitive restrictions - families of Palestinian detainees denied visits (MDE 15/006/2008)

Israel/Occupied Palestinian Territories: Gaza blockade - collective punishment (MDE 15/021/2008)

Israel/Occupied Palestinian Territories: Under threat - the West Bank village of 'Aqaba (MDE 15/022/2008)

Israel/Occupied Palestinian Territories: Submission to the UN Universal Periodic Review (MDE 15/029/2008)

Israel/Occupied Palestinian Territories: Briefing to the Committee against Torture (MDE 15/040/2008)

Israel/Occupied Palestinian Territories: Health Professional Action - Crushing the right to health: Gaza (MDE 15/044/2008)

Credo sia al quanto difficile trovare parole, che possano, in qualche maniera, giustificare la posizione israeliana.

Questa metodica, questa strategia di combattimento è stata siglata già dalla storia, da eserciti oppressori, che avevano come bersaglio il popolo ebraico.

A questo punto mi viene da pensare, che la storia non insegni nulla visto che puntualmente si ripete con la sola differenza degli attori.

Credo il quadro espresso, completo nelle sue parti. Non ha importanza ora, mettere a confronto altri popoli, altri eserciti. Sicuramente il mondo abbonda più di cattivi e cattiveria, che di buoni e intelligenti. È importante però, mettere in evidenza un concetto: chi professa tanta democrazia, liberismo e libertà, in realtà appartiene alla schiera dei più famelici oppressori e non credo sia corretto chiudere sempre un occhio. Va ricordato inoltre, chi detiene il potere mondiale oggi, usa le armi per mantenerlo alimentando un meccanismo infernale, che non fa altro che diffondere la strategia del conflitto. Probabilmente se certi paesi, che si definiscono democratici, lo diventassero davvero, diminuirebbero i conflitti in tutto il mondo e soprattutto nei paesi in via di sviluppo.



Giordan