domenica 22 febbraio 2009

la storia di Sacco e Vanzetti


Bartolomeo Vanzetti nasce Villafaletto (Cuneo) l’undici giugno 1888 e Ferdinando Nicola Sacco Torremaggiore (Foggia), il ventidue aprile 1891

Immigrati negli Stati Uniti nel 1908 a seguito delle enormi difficoltà in cui versava il nostro paese, speravano di costruirsi una nuova vita in un luogo all’epoca considerato la “terra promessa”.

Ad attenderli, invece, un ambiente ostile e razzista. A quel tempo in America, gli immigrati venivano smistati come tanti animali in quello che veniva chiamato “ufficio immigrazione”.

Sacco trovò impiego in una fabbrica di calzature a Milford, nel Massachusets dove, malgrado i turni pressanti e le dieci ore di lavoro, riusciva a trovare lo spazio per partecipare alle varie manifestazioni della classe operaia dell’epoca. Nel corso dei dibattiti i lavoratori chiedevano maggiori diritti, salari più giusti e spesso Sacco prendeva la parola. A seguito del suo costante impegno nella lotta operaia e delle posizioni che via via stava assumendo nei confronti del potere industriale, nel 1916 venne arrestato. Nicola era entrato in una luce poco gradita al sistema statunitense di allora. A peggiorare la sua situazione, fu anche la frequentazione di un gruppo anarchico italoamericano dove più tardi conobbe Vanzetti.

Bartolomeo Vanzetti , detto “Trumlin, faceva il pescivendolo. Il suo percorso nel mondo del lavoro è stato più travagliato: ha lavorato in una cava, in una acciaieria, in diverse trattorie e, infine, in una fabbrica di cordami, la “Plymouth Cordage Company” . Era un uomo che amava la lettura e non certo quella leggera. Era un amante del Tolstoj, di Dante, leggeva Darwin e soprattutto Marx. Perse il lavoro per aver gestito uno sciopero contro lo stabilimento per il quale lavorava, la Plymounth appunto, e a seguito dell’accaduto nessuno più volle assumerlo come dipendente. Si mise in proprio, quindi, con una rivendita ambulante di pesce.

Giunse il periodo della guerra e tutto il gruppo anarchico, Sacco e Vanzetti compresi, riparò in Messico per sfuggire alla chiamata alle armi.

Non era contemplato nella filosofia anarchica, giustamente, uccidere o morire per uno stato o per un governo.

E’ evidente che nell’America degli anni venti, dove la parola democrazia non era ancora stata scoperta nel vocabolario, il curriculum vitae dei due italiani, cominciava a diventare fonte di interesse anche per i magistrati. Ad aggravare ulteriormente la loro posizione fu anche la renitenza alla leva.

Nicola e Bartolomeo tornarono nel Massachusetts dopo il conflitto mondiale ignorando totalmente di essere stati iscritti in una lista di sovversivi.

Venivano pedinati da agenti segreti e tutte le loro mosse erano monitorate “ dall’intelligence“.

Un ulteriore fatto, che può chiarire maggiormente l’atteggiamento politico nell’America di quegli anni, è la morte per “presunto” incidente, riscontrato poi una totale responsabilità della polizia, del compagno ed amico anarchico di Vanzetti, il tipografo Andrea Salsedo. Il giorno tre maggio 1920, volò misteriosamente dal quattordicesimo piano di un palazzo del Ministero di Giustizia.

Sacco e Vanzetti non perdettero tempo e organizzarono un comizio per far luce sull’accaduto . Un comizio che non si svolse mai, in quanto vennero arrestati entrambi prima, colpevoli di diffondere volantini anarchici e di “detenere alcune armi”. Di li a poco, un ulteriore e ben più grave capo d’accusa, li vide tornare in prigione per aver “ideato e partecipato” ad una rapina a mano armata con omicidio. Rapina che si sarebbe svolta qualche settimana prima dell’ultimo arresto, nella periferia di Boston. In quell’occasione persero la vita due uomini: il cassiere del calzaturificio “Slater and Morrill” e una guardia giurata.

La loro colpevolezza era chiaramente infondata e vi furono molti dubbi anche nell’opinione pubblica dell’epoca; nemmeno la confessione del detenuto portoricano Celestino Madeiron (realmente coinvolto nel fatto), ha potuto scagionare i due italiani dell’assurda accusa.

La pesante influenza della polizia, dei procuratori distrettuali, del giudice e della giuria, non lasciava dubbi su come si doveva consumare la vicenda. Lo scopo era mantenere attiva, la “politica del terrore” voluta dal ministro della giustizia Palmer .

Hanno usato i due anarchici come “deterrente psicologico.

Li hanno usati per verificare l’atteggiamento delle masse, dei lavoratori e degli avversari di governo. Sacco e Vanzetti avevano tutte le caratteristiche che consentivano l’esperimento: erano immigrati italiani, capivano poco o male la lingua inglese, erano di idee politiche radicali. Definivano con la loro figura e ideologia di pensiero, l’esatto opposto del potere americano. Il giudice Webster Thayer, non esitò a definirli “due bastardi anarchici.

Furono giustiziati sulla sedia elettrica il 23 agosto 1027 nel penitenziario di Charestown, presso Dedham.

Si dovrà attendere fino al 1977 per fare chiarezza su tutta l’ambigua questione. Il governatore del Massachusets Michael Dukakis , ammise ufficialmente gli “errori” (per non usare un termine più corretto che sarebbe stato le colpe), commessi nel processo e chiarì l’innocenza dei due italiani.


Dal discorso di Vanzetti del 19 aprile 1927 al giudice Thayler durante il processo


“io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra

Io non augurerei a nessuna di queste ciò che io ho dovuto soffrire per cose di cui io non sono colpevole.

Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui io sono colpevole. Io sto soffrendo perché io sono un

radicale, e davvero io sono un radicale; io ho sofferto perché ero un italiano, e davvero io sono un italiano …”


volantino dedicato a Sacco e Vanzetti


Quando la notizia della pena di morte diventò pubblica, fu organizzata una grande manifestazione davanti al palazzo del governo a Boston. Durò per ben dieci giorni, fino al momento dell'esecuzione. Il corteo marciò per le strade sterrate che conducevano alla prigione di Charestown, attraversò il fiume e, proseguendo sotto gli occhi e i fucili puntati della polizia, giunse innanzi il carcere.

Nulla fermò l’infame progetto che si concluse come da programma, aprendo una nuova era nel mondo del capitalismo occidentale.

Una volta che la notizia fu diffusa in tutto il mondo, a Londra, Parigi e perfino in diverse città della Germania, insorsero migliaia di persone e scesero in piazza per protestare contro uno dei crimini più efferati dell’epoca compiuti da un governo.




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