Dino Carlo Giuseppe Campana nasce a Marradi, un piccolo paese dell'Appennino tosco-romagnolo, da Giovanni, insegnante di scuola elementare, poi direttore didattico, descritto come uomo per bene ma di carattere debole e remissivo, e da Francesca Luti, detta Fanny , donna compulsiva e severa, affetta da mania deambulatoria e accesa credente cattolica. La madre era attaccata in modo morboso al figlio secondogenito Manlio, fratello più giovane di due anni di Dino, natole nel 1887 .
Dino Campana trascorre l'infanzia in modo apparentemente sereno a Marradi (borgo collinare a 35 km da Faenza) ma, a circa quindici anni di età, gli vengono diagnosticati i primi disturbi nervosi che non gli impediranno comunque di frequentare i vari cicli di scuola.
Frequenta le elementari a Marradi, poi frequenta la terza, quarta e quinta ginnasio presso il collegio dei Salesiani di Faenza. Intraprende gli studi liceali in parte presso il Liceo Torricelli della stessa città, in parte a Carmagnola in Piemonte, presso il regio liceo Baldessano, dove consegue la maturità, nel luglio del 1903.
Quando rientra a Marradi, le crisi nervose si acutizzano, come pure i frequenti sbalzi di umore, sintomi dei difficili rapporti con la famiglia (soprattutto con la madre) e il paese natio.
A diciannove anni, nel 1904, Campana entra nella scuola per ufficiali di complemento di Ravenna; non superando l'esame per sergente, si iscrive presso L'università di Bologna, alla Facoltà di Chimica pura, per passare - l'anno seguente - alla Facoltà di Chimica farmaceutica a Firenze. Nel capoluogo emiliano frequenta anche le lezioni della facoltà di lettere e intrattiene rapporti di amicizia con i gruppi di goliardi e con gli appassionati di letteratura della sua età. Proprio sui fogli pubblicati dai goliardi escono le sue prime prove poetica, alcune di quelle che in seguito verranno incluse nell'opera maggiore di Campana, i Canti Orfici.
Campana espresse il suo "male oscuro" con un irrefrenabile bisogno di fuggire e dedicarsi ad una vita errabonda. La prima reazione della famiglia e del paese, e poi dell'autorità pubblica, fu quella di considerare le stranezze di Campana come segni lampanti della sua pazzia. Ad ogni sua "fuga", che si realizzava con viaggi in paesi stranieri dove si dedicava ai mestieri più disparati per sostenersi, seguiva, da parte della polizia (in conformità con il sistema psichiatrico di quei tempi e per le incertezze dei familiari), il ricovero in manicomio. Inoltre, veniva visto con sospetto per i tratti somatici che veniva giudicati germanici e per l'impeto con cui discuteva di poesia e filosofia. Internato per la prima volta nel manicomio di Imola, (città a 15 km da Faenza) alla fine del 1905, ne tenta una fuga già tra il maggio e il luglio del 1906, per raggiungere la Svizzera e la Francia. Verrà arrestato a Bardonecchia e di nuovo ricoverato ad Imola. Ne uscirà nel 1907, per l'interessamento della famiglia.
Risale intorno al 1907 un viaggio in Argentina, presso una famiglia di lontani parenti emigrati, caldeggiati dagli stessi genitori per liberarlo dal tanto odiato paese natìo e, probabilmente, perché il conflitto con la madre si era fatto ormai insanabile. Pare che lei fosse arrivata a credere di avere concepito, con lui, l'anticristo. Dino probabilmente accetta di partire sia per lasciarsi alle spalle le esperienze in manicomio, sia perché affascinato dalla nuova meta.
Il viaggio in America comunque rappresenta un punto particolarmente oscuro della biografia di Campana: se alcuni arrivano a chiamarlo "il poeta dei due mondi", c'è anche chi, invece, come per esempio Ungaretti, sostiene che in America, Campana non ci andò neppure. Numerose sono anche le opinioni sulla datazione del viaggio e sulle modalità ed il tragitto del ritorno.
L'ipotesi più accreditata è che sia partito nell'autunno 1907 da Genova ed abbia vagabondato per l'Argentina fino alla primavera del 1909, quando ricompare a Marradi, dove viene arrestato. Dopo un breve internamento al San Salvi di Firenze, riparte per un viaggio in Belgio, ma viene di nuovo arrestato a Bruxelles e viene poi internato nella "maison de santé" di Tournay all'inizio del 1910. Chiede aiuto alla sua famiglia e viene rimandato a Marradi. Vive un periodo più tranquillo e pensa anche di riscriversi all'università.
Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti
E l'immobilità dei frammenti
E i gonfii rivi che vanno piangenti
E l'ombra del lavoro umano curve là sui poggi
algenti
E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre
correnti
E ancora ti chiamo ti chiamo chimera
Dino Campana
tratto da Canti orfici e altre poesie
By Giordan
2 commenti:
Beautiful Biography !! Fantastic !!
Thank you,
hello Unseen Rajasthan
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