umano inverno
e desideravi
affannata dalla corsa
che la rugiada dipanasse
sulle curve labbra
le zolle stavano rivolte e
rivolte staranno domani
anche senza la nostra impronta
sopra
con l’alberello timberland
lo scrocchio della carta avvolge le parole che
solcano e
scollano comunque
l’inevitabile consenso di un là stare
ignorante
seduto
convulso mondo tonto
dai
metti nella credenza i biscotti
♣ ♣ ♣
allora
hai aperto le finestre
hai lasciato passare l’aria
come faceva mia madre
la festa
staranno ancora al fiume i germogli?
sui bordi girati piano col collo sul sole?
aggrottando le verdi pedunche al forte riverbero? aspettando?
cosa muove adesso sul davanzale
se non un calabrone avvizzito
nel suo ronzante e
farneticante basso finale respiro?
chiudi la finestra e vieni
siedi qui al mio fianco
aspetta con me
il giorno del giudizio
umano e sempre inverno
Giordan
6 commenti:
" chiudi la finestra e vieni
siedi qui al mio fianco
aspetta con me
il giorno del giudizio "
Lo scenario che si apre, nel mio immaginario...mi lascia immobile, dinnanzi l'incanto e la malinconia di questi versi...
Grazie sempre per indurmi dentro mille mondi.
Un bacione.
"le zolle stavano rivolte e
rivolte staranno domani
anche senza la nostra impronta
sopra", mi fa pensare come non siamo indispensabili a nessuno.Tantomeno alla natura.
Un saluto caro!
Uno sguardo che abbraccia le infinite solitudini ed i fugaci incontri.
Meravigliosi versi.
Grazie, tocco terra con passo più lieve.
ciao Luna, grazie.
Sono continuamente alla ricerca degli elementi che inducono la specie umana a rivoltare direttamente e indirettamente l'ira contro la terra. La mia è una ricerca complessa in quanto individuo nello "scavo antropologico", una sorta di inquietudine che innesca una guerra occulta tra senso di protezione e demolizione.
Tento di aprire delle porte... poi siamo tutti noi con la parola che superiamo gli usci.
grazie ancora un abbraccio
Ciao Guernica, hai ragione. La nostra impronta artificiale diffonde nelle zolle ma la speranza sta nella loro capacità di rigenerazione. La zolla nel rapporto arcaico uomo terra, rappresenta il risultato della fatica per il primo, ma la rinascita attraverso il "rivoltamento" per la seconda. ogni zolla che si volta o si rivolta, porta alla luce l'essenza di mille forme di vita, la forza prorompente ed innarrestabile della terra. Quella forza che l'uomo cerca di domare, controllare, fare sua per gestire, decidere il domani di tutto e di tutti.
E' terrificante questa spasmodica ricerca, questa necessità di potere assoluto che appartiene solo alla nostra specie.
un abbraccio Guernica
Ciao amatamari, giusta analisi.
Nel complesso rapporto che un essere umano instaura con i suoi simili e con l'ambiente, prendono forma sentimenti ed emozioni forti. Come afferma (forse un pò a torto ma non totalmente) Durkheim, l'uomo è un individualista per natura e vive nella società per pura necessità gestionale. Ecco che nel respiro del quotidiano dove consumiamo i nostri giorni e annientiamo le risorse della terra poco a poco, muoviamo in un convulso mondo sociale e affettivo desiderando nel contempo il distacco, l'isolamento, l'attimo da condivisere ancora con la terra e il suo profumo.
Penso tutto ciò sia dettato dal fatto che l'umanità non ha ancora perduto quell'antico pulsare che ci lega alla terra.
Credo dobbiamo ascoltare molto di più il cuore che il cervello, essere più "scimmia" che uomo. Dobbiamo dare valore all'originalità e non alla costruita finzione umana attuale.
grazie un abbraccio
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