Canzone sulla fine del mondo
Il giorno della fine del mondo
L’ape gira sul fiore del nasturzio,
il pescatore ripara la rete luccicante.
Nel mare saltano allegri delfini,
Giovani passeri si appoggiano alle grondaie
E il serpente ha la pelle dorata che ci si aspetta.
Il giorno della fine del mondo
Le donne vanno per i campi sotto l’ombrello,
L’ubriaco si addormenta sul ciglio dell’aiuola,
I fruttivendoli gridano in strada
E la barca dalla vela gialla si accosta all’isola,
Il suono del violino si prolunga nell’aria
E disserra la notte stellata.
E chi si aspettava folgori e lampi,
Rimane deluso.
E chi si aspettava segni e trombe di arcangeli,
Non crede che già stia avvenendo.
Finché il sole e la luna sono su in alto,
Finché il calabrone visita la rosa,
Finché nascono rosei bambini,
Nessuno crede che già stia avvenendo.
Solo un vecchietto canuto, che sarebbe un profeta,
Ma profeta non è, perché ha altro da fare,
Dice legando i pomodori:
Non ci sarà altra fine del mondo,
Non ci sarà altra fine del mondo.
Testo tratto dal libro “poesie” di Czeslaw Milosz (Biblioteca Adelphi 127)
Nella presentazione di Iosif Brodskij, all’inizio del libro, all’inizio della sua riflessione, spiccano le seguenti citazioni:
“ Non ho alcuna esitazione nell’affermare che Czeslaw Milosz è uno dei più grandi poeti del nostro tempo e forse il più grande”.
Sono termini immensi che, a volte, possono essere strumento della mercificazione.
Czeslaw, non corre il rischio, è certo. Non corre il rischio di perdersi nei dedali dell’ordinario perché la sua poesia non è: “poesia da scrittoio”. Non è poesia “progettata” con una serie di materiali “laterizio -letterari”,che solo attraverso lo studio della letteratura, lo studioso apprende. I suoi versi nascono dallo scavo, dalla trincea o meglio, dallo scavo delle fondamenta vitali.
Sono infrastrutture di esperienze che scolpiscono la pelle di chi vive una vita intensamente.
Nei ricordi di bambino, ho una traccia rimasta nitida: sentivo dire più o meno una volta all’anno, che stava per sopraggiungere la fine del mondo.
Allora, correvo da mio padre per chiedere spiegazioni e lui sorridendo, mi passava la mano tra i capelli e mi diceva di non pensarci e di tornare a giocare.
Però ero insistente e lo perseguitavo con la mia paura così, la sera durante la cena, riproponevo il quesito.
Una volta mi disse: “ la fine del mondo, è l’ape che muore dopo il suo ciclo vitale, l’albero che secca per la pioggia che non cade. La fine del mondo, è un vecchio che spegne il suo giorno piego tra le ossa consumate, è un giovane che cade al fronte. La fine del mondo, è anche il fiore che cede lo stelo al vento, la mosca che rimane schiacciata tra il tavolo e la mano nervosa di un uomo. La fine del mondo, è un perseguitato che cade sotto tortura o una madre che spira nel parto. La fine del mondo, avviene ogni giorno e ciò che rattrista è che pochi lo notano. Anche l’indifferenza può essere la fine del mondo”
Oggi, leggendo Milosz, ho scoperto questa poesia. Inevitabile la connessione con il ricordo di mio padre.
Anche per lui potrei usare le stesse parole immense, ma non credo sia corretto. Esse dirigono il lampo ad una piccola porzione di vita umana. Una porzione, purtroppo, che non racconta il valore di una vita intera.
P.S.: mio padre non conosceva Czeslaw Milosz
giordan
7 commenti:
Grazie Giordan per avermi fatto conoscere questo Poeta e per la presentazione fatta da un altro grande, Iosif Brodskij.
"Anche l'indifferenza può essere la fine del mondo"
Ma le parole del padre sono vive, una grande lezione, un vero riscatto.
Un abbraccio commosso.
Ciao,
Lara
ciao Lara, grazie sempre per i tuoi preziosi commenti.
Brodskij ha avuto una notevole sensibilità nel trattare uno scrittore come Milosz.
Non è facile trovare i termini giusti senza cadere nel "già detto" elevando comunque a giusta misura il senso delle parole e della vita che ha partorito le parole.
Mio padre è stato un grande uomo che ha saputo trasmettermi valori concreti di vita.
grazie
un abbraccio
giordan
ciao Giordan
è la seconda volta che provo a scrivere questo commento
non lo conoscevo questo poeta...
chissà se riesco a spedirlo questo commento....
Che cavolo! E' sparito il commento!!
Ci riprovo...
dicevo che anche per me la fine del mondo per ognuno è il momento stesso in cui finisce di vivere, senza trompe ad annunciarlo, mentre il resto dell'umanità continua a pulsare.
Non conoscevo il poeta che ci presenti, mi piace la sua concretezza
ciao Pupottina,
dovrò controllare che non ci siano problemi...può essere che questa configurazione non sia ok
ciao e grazie
ciao Angelo azzurro,
hai ragione la penso anche io come te.
Credo di avere qualche problema con questa impostazione del blog...
devo anche io ripetere l'invio dei post... mi sa che qualcosa non va
ciao
giordan
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