domenica 5 gennaio 2014

pazzia

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l'oscillo lento doma le ansie

allora la scuote l'incerto
per vedere se oltre cambiano gli eventi o
le angolazioni della luce che
a tratti
in una brachicardica fase
sembra emettere un codice morse
o un pianto
o un acuto grido di luci lente e 
riflesse

le femmine in calore a volte capitano
e l'amore spesso
è espresso in latrati di dolore

un raro evento di un resto niente
e così niente
da lasciare invisibili
i vuoti appesi soffitti bianchi

la porta ferma e chiude

- - -

assaporando i vapori di un violento andare per sonno
i giorni susseguono attigui all'inverno sempre
con la neve intorno 

la stanza
avvolge muta i concitati tra le cinghie
si chiude fuori
la pena falsa dei miseri normali 

giordan



17 commenti:

Costantino ha detto...

E'una bellissima poesia.
Solo i pazzi ed i bambini, esprimeva un film degli albori del cinematografo, sanno essere felici.

Sari ha detto...

La poesia moltiplica quel che la prosa solamente descrive... e tu sai fare bene questa operazione.
Mi colpiscono l'assenza di umanità, di speranza. L'amore pare non trovere motivo nè spazio per essere presente. Non "leggo" felicità, eppure...
Ciao Giordan.

L'angolo di raffaella ha detto...

E un nuovo anno... spero che cambi qualcosa...
Raffaella

Elisena Migiani ha detto...

Fuori dai quei vuoti appesi ai soffitti bianchi .......
senza più cinghie
Senza più porte chiuse
senza più limiti ....... al di là d'ogni giudizio ...........
resterò nella mia pazzia!

M'hai vestita di tristezza Giordan ma è un abito che non pesa sulla pelle anzi ....... ne esalta l'essenza!

T'abbraccio

Anonimo ha detto...

Il saper assaporare a piccoli sorsi una presunta normalità... Che vada al di là degli eventi tachicardici che capitano ma servono a volte solo a togliere il fiato per un po'... Il confronto e la ricerca di un conforto che si fa fatica a trovare, che esiste ma che è tutto da scoprire... Le pareti bianche, il vuoto, la ricerca di sè... Mi hai aperto un mondo... Son felice di essere di nuovo qui

giordan ha detto...

Ciao Costantino, è proprio così..ma in questo caso oltre alla incatturabilità della pazzia, è in discussione la definizione dei definiti "normodotati" ...
Un abbraccio

giordan ha detto...

Carissima Sari, la poesia può essere la voce dell'irrazionalità quando questa è libera da vincoli. La pazzia è irrazionale per la scienza e collocabile solo su quadri patologici come lo erano alcuni poeti del passato per la critica. Io credo che alcune latitudini della pazzia siano invece una dimensione altra o alta di un pensiero incatturabile nelle dinamiche "classiche" della società in cui viviamo.

A volte mi chiedo come un individuo che vive una dimensione altra, vede i normodotati muovere nel costante ordinario vuoto persistere.

Grazie per la tua presenza
Un abbraccio

giordan ha detto...

Ciao Raffaella, da tempo lo spero, ma la scritta manicomio dai palazzi è posta all'esterno e non dentro...ironia della sorte o inconscio attributo?

giordan ha detto...

Carissima Elisena, hai perfettamente colto il messaggio.
Io vivo costantemente nell'indomabile irrazionalità.
Forse il vedere oltre, impone la rottura degli argini...
Un abbraccio

giordan ha detto...

Ciao Onda, ben tornata. Anche tu hai raccolto un segno. Ogni essere umano per evolversi deve sfidare le regole autoimposte e non quelle inesistenti della natura.
In natura non ci sono regole, ma strutture biologiche. Siamo noi umani, che per mancata indipendenza, le chiamiamo "regole della natura".
Quando osserviamo gli animali nel loro ambiente, definiamo il loro comportamento sulla base di concetti antropocentrici. Rapportiamo i loro atteggiamenti al mondo umano e di conseguenza, consideriamo loro esseri inferiori. In realtà è inferiore quella specie che necessità continuamente di mutare e di nuove regole per superare le difficoltà innescate dalle "condizioni esterne". Anche quando osserviamo i definiti "pazzi" adottiamo un metro di misura analogo : esseri normodotati e quindi superiori ed esseri inferiori.
E pensare che la pazzia, sta alla base dell'osare e dell'andare oltre quel muro di regole che hanno trasformato l'uomo in cosa.

Un abbraccio

giordan ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
giordan ha detto...



C'è un tentativo racchiuso nel testo.
Demolire una struttura che per anni ha volutamente imprigionato la diversità.
Una malattia, che sia del corpo o della mente, ha dei connotati definibili. È l'astrattismo del pensiero che per necessità delle regole viene considerato pazzia.
Come dice giustamente Costantino, la felicità è vissuta dal bambino nella sua pienezza. perché un bambino non ha nulla da temere ed è per tale ragione che è felice di essere al mondo e di vivere. Per la stessa ragione, non avendo regole e leggi, lo è il definito "pazzo".
Bene, sappiate che i governanti del sistema che oggi ci vede animali da allevamento in una società fondata sul danaro e non sui valori, hanno un obbiettivo: rubarci la felicità.

Grazie a tutti voi per i commenti e la vostra graditissima presenza e lettura

Giordan

upupa ha detto...

E se la pazzia fosse solo libertà????????????????

giordan ha detto...

ciao Upupa, ed è proprio così. il testo racchiude nella sua parte finale questa chiave. Ciò che i "normali" considrano pazzia, a volte, è solo libertà e assenza di vincoli.

un abbraccio
giordan

giordan ha detto...

ossia:
...la pena falsa dei miseri normali

Francesco Zaffuto ha detto...

questa poesia sulla pazzia oltre che bella è estremamente rara. E' uno argomento su cui pochi si soffermano e quelli che si soffermano non sempre trovano le parole. Vorrei pubblicarla su Arpa eolica dove raccolgo qualche rarità di amici e conoscenti. Ma trattandosi un'opera ho bisogno del tuo permesso. Fammi un cenno sul blog oppure via mail zafra48@gmail.com ciao

giordan ha detto...

Carissimo Francesco, grazie per il tuo apprezzamento e per la tua attenzione a questo argomento molto delicato.

Ti ho scritto anche una mail.
Procedi pure con la pubblicazione e grazie mille

un abbraccio

giordan