Stefano
è stato per me non solo un amico, ma una guida nel mondo della parola.
Una
decina di anni fa, ho tentato di leggere
l’inizio di un mio romanzo breve: “sospiri di vita sopra le betulle”. Dopo qualche
riga, gli occhi confusero l’immagine e le parole diventarono linee continue
mentre, un nodo doloroso, mi strinse la
gola.
Stefano
mi prese i fogli dalle mani che piano stavano cedendo alla presa e mi disse:
“dai
a me, ti capisco: vado avanti io”
Lesse
fino alla fine il pezzo con una grazia che solo un grande esperto di
recitazione come lui poteva avere.
Rimase
impassibile fino all’ultima riga per lasciare al punto, un occhio rosato e
velato di una luce commossa.
Ci
guardammo come ci si guarda tra compagni e senza parlare, capimmo che il
sacrificio di tante persone, respirava costante nei nostri cuori attingendo
energia nei meandri della memoria.
L’otto
di maggio scorso, ha preso la via del non so e … solo adesso, ho raggiunto il
giusto equilibrio per parlare di lui.
Le
persone nascono, muoiono, ma alcune, non se ne vanno... camminano con i
piedi di chi ha insieme condiviso il senso della vita e viceversa.
Voglio
ricordarlo con un pezzo tratto dal libro “L’amore degli insorti” che ritengo
importante in questo momento della nostra complessa civiltà:
… Sono quelle le sole ore in cui
non dobbiamo rendere conto di niente a nessuno, neanche di avere trasformato la
sfera della terra in un cilindro, e di averlo riempito di polvere da sparo per
farlo rotolare sotto i piedi di qualunque garanzia, venuta a dirci cosa
dobbiamo ancora fare per non perderla di vista e trattenerla al nostro fianco
fino al domani che sarà, mentre noi preferiamo lasciarla al suo destino di
carta da bruciare in fretta, ai margini di un’esplosione che ride di se stessa.
Mi faccio trascinare dal sogno per
non essere trascinato dalla vita, che in questo istante avverto come agra di
racconti e libagioni, del corpo e dello spirito, amen. … (tratto
da L’amore degli insorti di Stefno Tassinari – Marco Tropea Editore)
4 commenti:
Ci vuol tempo Giordan per accettare la morte di un amico. E spesso questo non avviene mai completamente. Una parte di noi continua a "viverlo" e guai se così non fosse. Hai scelto un passo molto attuale e la voce di Tassinari è tornata a farsi sentire.
"Mi faccio trascinare dal sogno per non essere trascinato dalla vita"....... è quello ch'io faccio spesso e forse, è solo, per soffrir di meno.
T'abbraccio Giordan e rivolgo il mio saluto ad un amico, ad un artista, ad un uomo che, come me, come te, ci credeva, anche sognando!
Carissima Elisena,
grazie per le tue calde parole.
L'uomo ha sempre la sensazione di perdere qualcosa nel passo dell'oltre.
In realtà, siamo solo un ticchettio che smuove l'aria ovunque...inarrestabilmente e indefinibilmente siamo e torniamo in ogni dove
un abbraccio a presto
giordan
La morte di un amico è anche la morte di un pochino di noi.
La morte di un uomo di lettere è anche un pochino la morte della cultura.
Bella la tua frase Costantino!
Condivido e sottoscrivo!
Posta un commento