mercoledì 24 febbraio 2010

Eugenio Montale



















Un grande personaggio della poesia italiana, è stato Eugenio Montale. Egli ha cavalcato il 900, tracciando una linea definita che, tutt’ora, fa da guida nel mondo della poesia contemporanea.

Giordan


Forse un mattino andando in un’aria di vetro,

arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:

il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro

di me, con un terrore di ubriaco.

Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto

alberi case colli per l’inganno consueto.

Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto

tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.


Poesia tratta da: Ossi di seppia


Eugenio Montale

Genova il 12 Ottobre 1896

Milano 12 settembre 1981



domenica 21 febbraio 2010

DINO CAMPANA










Dino Carlo Giuseppe Campana nasce a Marradi, un piccolo paese dell'Appennino tosco-romagnolo, da Giovanni, insegnante di scuola elementare, poi direttore didattico, descritto come uomo per bene ma di carattere debole e remissivo, e da Francesca Luti, detta Fanny , donna compulsiva e severa, affetta da mania deambulatoria e accesa credente cattolica. La madre era attaccata in modo morboso al figlio secondogenito Manlio, fratello più giovane di due anni di Dino, natole nel 1887 .

Dino Campana trascorre l'infanzia in modo apparentemente sereno a Marradi (borgo collinare a 35 km da Faenza) ma, a circa quindici anni di età, gli vengono diagnosticati i primi disturbi nervosi che non gli impediranno comunque di frequentare i vari cicli di scuola.

Frequenta le elementari a Marradi, poi frequenta la terza, quarta e quinta ginnasio presso il collegio dei Salesiani di Faenza. Intraprende gli studi liceali in parte presso il Liceo Torricelli della stessa città, in parte a Carmagnola in Piemonte, presso il regio liceo Baldessano, dove consegue la maturità, nel luglio del 1903.
Quando rientra a Marradi, le crisi nervose si acutizzano, come pure i frequenti sbalzi di umore, sintomi dei difficili rapporti con la famiglia (soprattutto con la madre) e il paese natio.

A diciannove anni, nel 1904, Campana entra nella scuola per ufficiali di complemento di Ravenna; non superando l'esame per sergente, si iscrive presso L'università di Bologna, alla Facoltà di Chimica pura, per passare - l'anno seguente - alla Facoltà di Chimica farmaceutica a Firenze. Nel capoluogo emiliano frequenta anche le lezioni della facoltà di lettere e intrattiene rapporti di amicizia con i gruppi di goliardi e con gli appassionati di letteratura della sua età. Proprio sui fogli pubblicati dai goliardi escono le sue prime prove poetica, alcune di quelle che in seguito verranno incluse nell'opera maggiore di Campana, i Canti Orfici.

Campana espresse il suo "male oscuro" con un irrefrenabile bisogno di fuggire e dedicarsi ad una vita errabonda. La prima reazione della famiglia e del paese, e poi dell'autorità pubblica, fu quella di considerare le stranezze di Campana come segni lampanti della sua pazzia. Ad ogni sua "fuga", che si realizzava con viaggi in paesi stranieri dove si dedicava ai mestieri più disparati per sostenersi, seguiva, da parte della polizia (in conformità con il sistema psichiatrico di quei tempi e per le incertezze dei familiari), il ricovero in manicomio. Inoltre, veniva visto con sospetto per i tratti somatici che veniva giudicati germanici e per l'impeto con cui discuteva di poesia e filosofia. Internato per la prima volta nel manicomio di Imola, (città a 15 km da Faenza) alla fine del 1905, ne tenta una fuga già tra il maggio e il luglio del 1906, per raggiungere la Svizzera e la Francia. Verrà arrestato a Bardonecchia e di nuovo ricoverato ad Imola. Ne uscirà nel 1907, per l'interessamento della famiglia.

Risale intorno al 1907 un viaggio in Argentina, presso una famiglia di lontani parenti emigrati, caldeggiati dagli stessi genitori per liberarlo dal tanto odiato paese natìo e, probabilmente, perché il conflitto con la madre si era fatto ormai insanabile. Pare che lei fosse arrivata a credere di avere concepito, con lui, l'anticristo. Dino probabilmente accetta di partire sia per lasciarsi alle spalle le esperienze in manicomio, sia perché affascinato dalla nuova meta.

Il viaggio in America comunque rappresenta un punto particolarmente oscuro della biografia di Campana: se alcuni arrivano a chiamarlo "il poeta dei due mondi", c'è anche chi, invece, come per esempio Ungaretti, sostiene che in America, Campana non ci andò neppure. Numerose sono anche le opinioni sulla datazione del viaggio e sulle modalità ed il tragitto del ritorno.

L'ipotesi più accreditata è che sia partito nell'autunno 1907 da Genova ed abbia vagabondato per l'Argentina fino alla primavera del 1909, quando ricompare a Marradi, dove viene arrestato. Dopo un breve internamento al San Salvi di Firenze, riparte per un viaggio in Belgio, ma viene di nuovo arrestato a Bruxelles e viene poi internato nella "maison de santé" di Tournay all'inizio del 1910. Chiede aiuto alla sua famiglia e viene rimandato a Marradi. Vive un periodo più tranquillo e pensa anche di riscriversi all'università.


Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti

E l'immobilità dei frammenti

E i gonfii rivi che vanno piangenti

E l'ombra del lavoro umano curve là sui poggi

algenti

E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre

correnti

E ancora ti chiamo ti chiamo chimera

Dino Campana

tratto da Canti orfici e altre poesie


By Giordan

lunedì 15 febbraio 2010

riflessioni sulla poesia

immergo e spargo

in questo mare tondo

vecchio mondo

aspettami

giordan

con quali strumenti si può giudicare la poesia?

La poesia può scegliere un linguaggio consolidato o muoversi su terreni nuovi, sperimentali. La poesia del novecento è stata il simbolo del cambiamento. In alcuni casi, l’innovazione del linguaggio espressivo che via via si è formato, è stato aggredito da una critica che ancora poggiava le fondamenta nel passato della letteratura poetica.

Oggi una parte del percorso è stato compiuto,ma l’evoluzione non si arresta. Porsi ancora la domanda ed analizzare nel contempo scopo e senso della critica poetica, è sinonimo di nuova sfida, di cammino inarrestabile.

Stiamo affrontando un altro cambiamento radicale, ma il cambiamento oggi è dettato soprattutto dalla quantità di scrittori e dalla vastità delle tecniche espressive, spesso maturate da fattori “istintivi”, piuttosto che da una ricerca che attinge da specifiche conoscenze letterarie o dalla storia della poesia. Un mondo nuovo quindi, che non sempre è supportato dal sapere “professionale”, ma da un” istinto” per l’appunto, libero e, perché no, “disarmonico” ai canoni. Tutto questo non toglie valore ai contenuti che, spesso, sono legati alle esperienze di vita che muovono i loro passi in un ambiente lontano dall’attrezzato orticello del “vero” scrittore, ma strisciano giorno dopo giorno nella trincea della vita ordinaria.

Internet, consente a molte persone di pubblicare il proprio materiale attraverso svariate forme poetiche e di riversarsi, grazie alla rete,nel mondo intero.

Non mancano i dibattiti sulla questione e il denominatore comune degli addetti ai lavori con la A maiuscola, converge nell’identificare la poesia in internet come un fenomeno di massa che, grazie ad esso, diffonde senza regole e sosta, con un notevole potere inquinante capace di confondere il materiale buono comunque presente nella mischia. Anche la deviazione e l’imbarbarimento di chi la segue viene additato.

La considerazione può essere fondata, indubbiamente, ma come si fa a determinare come e cosa salvare dalla mischia? Quando scrivevano i primi poeti, facevano parte dei pochi alfabetizzati. Erano sicuramente perle di qualità nei confronti di chi li circondava. Scrivevano per pochi e selezionavano i lettori. A onor del vero, non facevano un grande sforzo nella selezione, in quanto gli alfabetizzati erano una netta minoranza. Il confronto tra autori era limitato se non addirittura in certi casi assente. La mia riflessione non ha l’intenzione di sminuire i grandi della letteratura, considerati tali ancora ai giorni nostri, ma semplicemente mettere in evidenza un limite oggettivo legato al confronto e alla diffusione delle opere nella loro contemporaneità.

Quando la scrittura diventa un fenomeno di massa, ecco che si presenta il problema inverso.

Il campo del confronto è vastissimo , esiste un mercato della letteratura, esiste una tipologia di lettura più apprezzata o maggiormente spinta dalla critica rispetto ad altre. Ci sono vari tipi di critica: esiste la critica costruttiva, che svolge appieno la sua funzione, ma solitamente muove negli ambiti letterari a porte chiuse. Poi esiste una critica di mercato: quest’ultima ha la mera funzione di promuovere un libro piuttosto che un altro, solo per far fronte a strategie commerciali. Esiste anche una critica che muove in punta dei piedi, per non scontrarsi con quanto radicalmente consolidato e timorosa di demolire canoni letterari particolari che sono stati riconosciuti avanguardisti: per esempio la poesia americana dai primi del 1900 al 1960 o la poesia europea dal 1960 al 1970.

Gli spessori saranno sicuramente diversi oggi, è naturale. Il risultato però, nel bene o nel male, ha dato frutti positivi concedendo anche a coloro che vivevano nel silenzio, nell’ombra, di emergere con nuove idee, nuovi modi di espressione, facendo conseguentemente crescere culturalmente la società tutta, pur muovendo i versi nello scontroso mondo irriverente del poco sapere o delle convenzioni ufficiali.

i versi?

solo righe


il tuo eco mi percuote e

lascia insonne la mano


giocare tra i libri aspettando la sera

non è un mestiere


i versi sono righe


la storia appiana il futuro e non da tregua

gazze tra i verdi chiusi poi

fuori dai bossi e

tra i muri

lasciano che il canto ammali


i versi sono righe

anche se piangono o lavano le coscienze dove tutto distingue


sono righe e passano

come passa il treno

il garzone dei giornali

il giudice tra le aule

i poeti

nei tribunali


i versi sono righe

per il mondo tritacarne


giordan

sabato 13 febbraio 2010

Hermann Hesse


RICORDO

Più non so, come tutto avvenne ,
solo che mi congedai senza parole
e senza parole cavalcai dal tuo giardino
e che da allora soffrii tutto lo strazio
della gelosia e del rimorso.

E che ebbi l'ardire sconsolato
di accumulare sul nostro amore
tutto l'odio e tutto lo scherno venale
e che andai tuttavia di nascosto
nel bicchiere le mie pene ad affogare.

Sopra ciò scorse il tempo veloce;
avvolto in veli chiari e lontano di anni
giace il nostro sogno d'estate là in fondo,
e non c'è più nè castello nè ponte
per trovare la via del ritorno.

Hermann Hesse


Breve biografia:

Hermann Hesse nasce a Calw nel Baden-Württemberg, Germania. Trascorre l'infanzia fra Basilea e Calw. Viene indirizzato agli studi teologici nel seminario evangelico di Mailbronn, ma lo lascia dopo una fuga e un tentativo di suicidio nel 1892. Abbandona idealmente la religione evangelica. Soggiorna successivamente in una clinica per disturbi mentali. Dimesso si trasfersce a Tubinga e rimane in quella terra tra il 1895 e il 1899. Poi va a Basilea dove rimane fino al 1903 e pratica la professione di libraio. A Basilea compone le sue prime opere come: Un'ora dopo mezzanotte e Canti Romantici.

Muore a Montagnola all'età di 85 anni per emoragia cerebrale, il 9 agosto 1962.


giovedì 11 febbraio 2010

la poesia

la poesia è qualcosa che muove

non ha esattamente delle regole


è un mio pensiero

non la verità o…

la definizione letteraria assoluta che

s’impone ad altro concetto noto o

certo


è vero che la poesia è forza

baule o

no…


valigia, ma

vuota

per un viaggio di ricerca che

riempie


la poesia

è

intimità

respiro

odore

assenza

essenza

presenza impalpabile

l’assurdo

il concreto

il vuoto dentro

smarrimento

perdita

astratta visione di un insieme attorno

pieno di vuoti


c’è un talento che

viene cercato

trovato o

presente, ma

ignorato perché

non tocca sempre ogni pelle


la poesia è il non so dell’umanità

il grido o il pianto

il riso sommesso o il sarcasmo


la poesia non è

non rimane

non si possiede

va

oltre il foglio bianco sola e

chiunque

può dargli la mano

per un pò


giordan



domenica 7 febbraio 2010

supermercato

non è questa una poesia, ma piuttosto, una cadenza di parole
parole di un ordinario programma che
giorno dopo giorno
consuma i buoni intenti e omologa le masse.

supermercato


sintetico orgasmo
in scialacquo continuo
tra medi scaffali
cacao caffè the
all'essenza di timo

miope inchino
oriente beduino e
perciò
naturalmente qui
meschino

musica
occhi
corpi di sirene
intimi indumenti su mezze donne al polipropilene

cozze veline
a fin di bene
a spingi carrelli
rizzano il pene

locali discariche
mescolano in esse
offerte sacre e
profane

bistecche
bidoni
elettrodi e
bottiglioni
sfilate infinite di agenti e detergenti
teche di libri
guide all'arrosto
gomme rotonde e
da masticare
arachidi
pistacchi cavoli e
aracnidi
lampade a basso consumo
ad alto impatto ambientale

primizie degli orti cinesi
frutti del mitico kilometro zero
pane
vino e quando giuste le stagioni
lenticchie e marroni

marroni?

marroni
lasciati al calpestio
di questo frenetico tacchettio
la corsa per la cassa o
la vita?
la vita già presa
prima
sul ripiano dei compressori
sessanta euro
in offerta
garantito
puro plutonio
guarnito all'amianto in gocce d'alluminio.

giordan