E ritorno sui passi ancora.
Il poeta Giorgio Caproni percorre ancora i sentieri nelle terre di aquasuga… e mi chiedo:
qual è il destino del verso a questo mondo?
Quali approdi compie nell’altro, in colui o coloro che scavano o
collocano?
O meglio ancora:
smontano o rivestono di significante nuovo o “significante altro” un testo?
Oppure:
quanto può arricchirsi un testo attraverso la comprensione, l’emozione “colta” nei vari spessori dei cuori altrui?
Si potrebbe dire che il testo, una volta sul foglio, non è più di chi lo ha tracciato, ma dell’umanità.
A quel punto, come un vascello che salpa, dipende dal destino del mare …
Sfiderà la collera delle onde, i tuoni del temporale, le saette minacciose che punteranno alla cima dell’albero maestro.
Sfiderà gli umori della ciurma, del timoniere, del capitano e dei suoi ufficiali.
Dovrà sopportare gli insulti, la forza di braccia possenti sulle funi, la rabbia, gli sputi dei marinai...
Giordan
Da cronistoria
Il mare brucia le maschere,
le incendia il fuoco del sale.
Uomini pieni di maschere
avvampano sul litorale.
Tu sola potrai resistere
nel rogo del Carnevale.
Tu sola che senza maschere
nascondi l'arte d'esistere.
le incendia il fuoco del sale.
Uomini pieni di maschere
avvampano sul litorale.
Tu sola potrai resistere
nel rogo del Carnevale.
Tu sola che senza maschere
nascondi l'arte d'esistere.
Giorgio Caproni