È sempre più difficile districarsi nel dedalo dell’informazione o bisogna solo imparare a selezionare e ragionare sui fatti?
Ogni giorno veniamo bombardati da un’infinità di fonti informative con le stesse e identiche notizie.
Queste, in base all’ideologia politica di chi le gestisce, all’arroganza dei vari governi o delle strutture religiose, subiscono mutilazioni, alterazioni, e un’infinità di altre nefandezze che ne pregiudicano la bontà.
Questo perverso meccanismo è molto diffuso nel nostro paese, negli USA e in molti altri luoghi del mondo ma se ci addestriamo un po’ nella ricerca e ci si inoltra nel mondo dell’informazione parallela svincolata dai controlli e dai giochi di potere, si comprende quanto sia diversa la realtà che ci viene comunemente prospettata.
Scopriamo addirittura che alcune informazioni sono costruite dai giochi di potere e non hanno alcuna fondatezza.
Se per esempio analizziamo quanto la stampa comune diffonde riguardo le regioni colpite dalla guerra: Iraq, Afghanistan, Libano e Palestina scopriamo che c’è una certa omologazione, e la stessa, dovrebbe indurci alla riflessione.
La così detta informazione ufficiale, quella che si prefigge l’onore di “assoluta attendibilità”, si para dietro una forte campagna protezionista che sfrutta i maggiori canali di comunicazione screditando ogni altra fonte di divulgazione. Nel territorio dell’informazione indipendente esistono svariati settori di competenza, uno dei quali è costituito dagli inviati di pace e, questi, non hanno certo una importante disponibilità mediatica che, associata alle minori risorse economiche, vede circoscritta la diffusione delle informazioni da loro reperite nel solo mondo di internet. Malgrado la rete sia visitata, non è mai come essere presenti nei canali di maggiore diffusione alla portata di tutti. Vengono in questo modo compromessi degli elementi essenziali quali visibilità e diffusione di massa.
Dobbiamo pensare che molti giornalisti freelance si muovono in luoghi pericolosi, mettendo a repentaglio la loro vita per garantire una corretta informazione. La loro missione non viene riconosciuta da nessuno se non dai pochi, che acquistando il materiale, divulgano le così dette “voci fuori dal coro”. L’obiettivo primario per questi organismi di informazione alternativi è la trasparenza e la non dipendenza economica da organi di potere o da multinazionali, tale indipendenza è il motore essenziale che ne garantisce l’affidabilità.
Osservando con attenzione le mosse dei gestori della così detta “informazione ufficiale”, si comprende subito che, quanto citato, corrisponde alla verità. Il giornalismo per il consumo di massa si muove su dei binari ben delineati, che rendono uniformi ma distorte, se non false, le notizie. La variabile, come in precedenza citato, è solo confinata nella rude ubicazione politico-religioso di quel giornale o emittente televisiva. Chiariti questi aspetti, per coloro che non si accontentano e che non voglio essere presi in giro, nasce l’indispensabile sete di informazione “pulita” che va ricercata appunto nella rete. Molti sono i siti di informazione che si sganciano dal controllo centrale e possono fornire una visione più ampia, delineata e coerente alla realtà dei fatti, citarli ora sarebbe molto impegnativo e si rischierebbe di ometterne qualcuno ingiustamente. Tutto ciò, amplifica le conoscenze di chi si imbatte in questo nuovo modo di informarsi. Se teniamo conto della grande attenzione che nelle zone di guerra si dedica ai reporter freelance, (ottimi bersagli per i vari portatori di democrazia), non possiamo che considerare maggiormente importanti le informazioni provenienti dalle “penne blu della pace” che si identificano, in questo caso, come soggetti dalla parte opposta delle barricate e quindi, agli antipodi degli interessi economici dei signori della guerra.
G.M.